- 8 Novembre 2021
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Lo scorso 27 ottobre il Senato ha approvato il disegno di legge sulla parità salariale che modifica e integra il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (D. Lgs 198/2006) in ambito lavorativo. L’intervento ha l’obiettivo di promuovere l’occupazione femminile e ridurre le disuguaglianze nella retribuzione tra donne e uomini. Una spinta al cambiamento attuata sostenendo le Aziende virtuose che si impegnano nella diffusione di buone pratiche per sostenere l’uguaglianza di genere.
La certificazione sulla parità di genere e gli sgravi fiscali
La novità più importante è l’istituzione, dal 1 gennaio 2022, di una certificazione della parità di genere che attesti l’impegno dell’Azienda nella riduzione del divario tra donne e uomini, con particolare riferimento alle misure retributive, alle opportunità di crescita, alla tutela della maternità e alle politiche di gestione delle differenze.
I parametri per ottenere la certificazione e le modalità di acquisizione dei dati verranno stabiliti con decreti successivi; certo è che avere la certificazione comporterà dei vantaggi. Dal 2022, infatti, le Aziende certificate otterranno un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, fino all’1% e per un massimo di € 50.000 annui.
Inoltre, le Aziende private in possesso della certificazione (conseguita entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento) otterranno anche una premialità nei bandi per l’accesso ai finanziamenti, con un punteggio aggiuntivo nella valutazione da parte delle autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali.
Il rapporto sulla situazione del personale
Il disegno di legge prevede anche l’estensione dell’obbligo di produrre un rapporto biennale sulla situazione del personale alle Aziende private e pubbliche con più di 50 dipendenti (e non più 100). Il rapporto conterrà i dati su numero di lavoratori e lavoratrici occupati, inquadramento e retribuzione, ma anche le informazioni su processi di selezione, formazione, pratiche di conciliazione vita-lavoro e politiche di inclusione adottate. A vigilare sarà l’Ispettorato del lavoro e, in caso di rapporti falsi o incompleti, le Aziende rischieranno una sanzione dai € 1.000 ai € 5.000.
Discriminazione e sfide da affrontare
Le modifiche approvate estendono, inoltre, l’applicazione della discriminazione diretta e indiretta alla fase di selezione del personale e inseriscono tra gli atti discriminatori anche quelli relativi all’organizzazione delle condizioni e dei tempi di lavoro.
Un segnale chiaro della direzione che si vuole prendere: lo sviluppo economico passa attraverso l’uguaglianza di genere e le Aziende devono attrezzarsi per garantire pari opportunità e cogliere i benefici di questo sviluppo.